Nino D’Angelo e la brutta malattia: “Non avevo più voglia di…”

Nino D’Angelo e la brutta depressione: “Non volevo fare nulla”. Il popolare interprete della canzone napoletana ha svelato particolari inediti della sua vita

Chi non ricorda il casco di capelli biondi dello ‘scugnizzo’ dalla voce sognante che faceva innamorare le ragazze di mezza Napoli? Da allora quel ragazzo è cresciuto, si è fatto strada a forza di impegno, lavoro e sacrifici e il suo nome col passare del tempo ha travalicato i confini dela capoluogo campano. Parliamo ovviamente di Nino D’Angelo, 64 anni, che partito dalle viuzze rumorose di un quartiere popolare di Napoli si è imposto come cantautore e autore a 360 gradi a livello nazionale. Un’ascesa graduale che alla fine ha dato i frutti sperati: il successo è arrivato, ma il percorso si è rivelato pieno di ostacoli e di contrattempi.

Nino D'Angelo

Dopo i primi anni, quelli del caschetto biondo e delle canzoni d’amore che gli diedero grande notorietà soprattutto tra le teenagers, nei primi anni ’90 arrivò la prima grande svolta della sua carriera: Nino D’Angelo cambia look e inizia a sganciarsi dal modello del cantante dedito esclusivamente ai sentimenti amorosi. Si spiega così la pubblicazione di album che contengono canzoni non più basate solo su storie d’amore, ma anche di socialità e di vita quotidiana. I critici musicali iniziano ad accorgersi di lui tanto che nel 1997 si aggiudica un premio prestigioso come il David di Donatello per la colonna sonora del lungometraggio Tano da morire.

Gli anni 2000 sono quelli della definitiva consacrazione come artista a tutto tondo, anche di spessore intellettuale: un riconoscimento importante in tal senso arriva quando nel 2006, per nomina diretta dell’allora presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, Nino D’Angelo viene chiamato per quattro anni alla direzione artistica del Tetro Trianon di Napoli. Un riconoscimento cui ne seguono molti altri. Uno sutti: il 21 ottobre 2013 per Nino D’Angelo si aprono le porte del Teatro Real San Carlo di Napoli per omaggiare Sergio Bruni in un evento a lui dedicato, a cui collaborano il maestro Roberto De Simone e allo spazio scenico il maestro Mimmo Paladino, riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica.

Ma non tutto è sempre andato per il verso giusto, tutt’altro. In un’intervista confessione rilasciata nel salotto di Mara Venier a Domenica In, Nino D’Angelo ha parlato di un periodo drammatico della sua vita: “Ho conosciuto la depressione, sono stato fermo quattro anni. Non avevo più voglia di fare niente. La depressione non ti fa ridere, non ti fa sognare. Si diventa una nullità. È inspiegabile se uno non tocca con mano. Ne sono uscito grazie all’aiuto delle persone più care, mia moglie e i miei due figli”.

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