Kim Rossi Stuart, il nipote dell’attore arrestato ingiustamente: arriva la stangata

Arriva la stangata per Kim Rossi Stuart, nipote dell’attore arrestato ingiustamente: andiamo a scoprire nel dettaglio cosa è accaduto. 

Cosa è accaduto al nipote di Kim Rossi Stuart? Lo spiega al meglio una sentenza con l’Italia che è stata condannata per aver trattato, secondo quando riporta, in maniera disumana Giacomo Seydou Sy. Dovranno essere infatti versati 36.400 euro per i danni morali che sono stati arrecati al giovane. Ecco perché la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha sollevato il problema che ruota attorno alla carenza di posti nelle Rems.

kim rossi stuart (web source)
kim rossi stuart (web source)

Il tutto è partito nell’anno 2017, quando Giacomo, nato in un Comune alle porte di Roma, viene arrestato dalle forze dell’ordine per stalking. La madre però non ha mai avuto dubbi sulla natura dell’uomo, tanto da affermare: “Non farebbe male a nessuno, è un buono. Ma è un pugile di un metro e novanta ed è stato considerato socialmente pericoloso”.

Kim Rossi Stuart e la stangata

La sorella dell’attore spiega come: “Hanno chiesto che venisse accompagnato in una Rems, ma non c’era posto e così dopo quattro mesi trascorsi a Regina Coeli è stato liberato”. Per lui c’è stato un percorso in comunità. Ma c’è da sottolineare come Giacomo soffra di due differenti problemi: uno dato alle dipendenze mentre l’altro legato ad un disturbo psichiatrico.

Giacomo è scappato dalla comunità in cui è stato delegato, per poi essere arrestato per un furto di 65 euro. Successivamente è stato condannato ad un anno di reclusione, con i giudici che hanno affermato che il luogo adeguato alla sua detenzione è Rems. Qui però non c’era posto, tant’è che è stato spostato a Rebibbia, fino a quando, nel 2020, è stata imposta la scarcerazione dalla Corte Europea.

Ecco cosa è accaduto nello specifico

kim rossi stuart (web source)
kim rossi stuart (web source)

La nuova sentenza impone che debba stazionare un anno a Rems, nonostante avesse già scontato la pena. Oggi è nella Rems “Castore” di Subiaco: “Sono ottimi professionisti, anche se il suo problema sarebbe più adatto trattarlo in una comunità, ma almeno dalla Rems non può allontanarsi”. Lo afferma la sorella.

Una vittoria per la famiglia del ragazzo, con la soddisfazione morale grandissima per la sentenza. Abbiamo sofferto e patito per un risultato che andrà anche a beneficio di altri ragazzi che stanno affrontando questa assurda realtà, che sono in carcere per mancanza di posti nelle Rems”.

La Garante dei detenuti di Roma, Stramaccioni, tiene ad informare: “È una sentenza importante alla quale sarà necessaria una risposta dei ministeri interessati. Vi è un vuoto legislativo che va colmato. Ciò non significa tornare ai vecchi ospedali psichiatrici giudiziari, ma a soluzioni di cura più diffuse ed appropriate per coloro che hanno queste tipologie di malattie. Ed il carcere non deve essere più la risposta”.

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