Da oggi puoi smettere di lavorare | Ecco come fare per godere della pensione anticipata

Sei stanco e vorresti lasciare il lavoro? Oggi vi spieghiamo come fare per andare in pensione anche se non hai i requisiti anagrafici e contributivi.

Succede sempre più frequentemente che molti italiani, arrivati a una certa età, aspettino con ansia il giorno in cui arrivi la pensiona.

Pensione anticipata (foto web)
Pensione anticipata (foto web)

Che sia perché non si hanno più le capacità fisiche o semplicemente perché non si ha più voglia, è possibile andare in pensione e smettere di lavorare subito. Anche se non si hanno i requisiti necessari per la pensione di anzianità, ci sono diverse strade da percorrere. Scopiamole insieme!

Come smettere di lavorare e prepensionamento

Ad un certo punto ti rendi conto che, di lavorare, non ne hai proprio più voglia. L’unica cosa che vorresti fare è dire bye bye al tuo capo e al tuo lavoro. Ti accorgi però che, fatti due calcoli, non hai né l’età né l’anzianità contributiva necessaria per accedere a una delle pensioni previste dal nostro ordinamento.

Se non hai i requisiti ti è comunque possibile andare a pensione, grazie a diverse opzioni previdenziali, come la pensione anticipata ordinaria, Quota 102, l’Ape Sociale, Opzione Donna, Quota 41 per lavoratori precoci e la pensione anticipata per lavori usuranti.

Generalmente, per poter andare in pensione ed andare in pensione bisogna aver compiuto 67 anni, o aver versato 42 anni e 10mesi di contributi. Molte persone di fronte a questi requisiti si sentono scoraggiati e stanchi ad aspettare tutti questi anni.

Esistono però numerose possibilità di prepensionamento previste dal nostro ordinamento, oppure accedendo alla Naspi o, ancora, riscattando o versando volontariamente anni di contributi per soddisfare il requisito contributivo previsto dalla legge. Le indennità di prepensionamento sono cinque.

L’isopensione che consente un anticipo di massimo 7 anni rispetto alla data di maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata ordinaria, l’Ape Sociale che invece è un anticipo pensionistico di 4 anni rispetto al compimento dell’età pensionabile per la pensione di vecchiaia, ma è rivolta a particolari categorie di lavoratori: disoccupati, caregiver, invalidi al 74%, impiegati in lavori usuranti. L’assegno straordinario di prepensionamento permette di uscire dal mondo del lavoro fino a 5 anni prima della maturazione dei requisiti, in base al fondo di appartenenza.

A queste si aggiunge il contratto di espansione che ci consente un anticipo fino a 5 anni rispetto alla data di maturazione dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia o alla pensione anticipata ordinaria. Infine troviamo la Rita, che altro non è che una pensione complementare. Questa ci permette di lasciare il lavoro fino a un massimo di 10 anni, rispetto all’età per la pensione di vecchiaia.

La Naspi e i contributi

Affianco alle indennità di prepensionamento, troviamo altre strade percorribili, come la Naspi, ovvero l’indennità di disoccupazione, e lo sfruttamento dei contributi figurativi.

Per accedere alla Naspi, è necessario perdere il proprio lavoro in maniera non volontaria. Ciò significa che il contratto lavorativo è terminato per motivazioni non riconducibili al nostro operato e alla nostra volontà. L’aspetto positivo della Naspi è che questa viene erogata ogni mese, per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contributi versati negli ultimi 4 anni di lavoro, per un massimo di 24 mesi. Di conseguenza, si può sfruttare solo per 2 anni circa.

Istituto Nazionale Previdenza Sociale (foto web)
Istituto Nazionale Previdenza Sociale (foto web)

Oltre alla Naspi è possibile sfruttare i contributi figurativi, generalmente accreditati d’ufficio dall’INPS, senza previa domanda del lavoratore. I contributi possono essere anche riscattati, come gli anni di laurea, gli intervalli tra lavori stagionali, l’aspettativa non retribuita. Questi consento di accumulare qualche anno in più di contributi per avvicinare o raggiungere il limite contributivo previsto dalla legge. Il riscatto, così come il versamento volontario dei contributi comporta un esborso economico piuttosto gravoso per le tasche del lavoratore.

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